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Il territorio

San Cataldo sorge nella zona collinare interna a ridosso della grande valle del fiume Imera Meridionale. Il suo territorio è in prevalenza collinare e presenta un clima temperato. Esso si trova posto a 625 metri sopra il livello del mare.
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San Cataldo si trova in Sicilia in provincia di Caltanissetta. Sorge in collina a circa 600 m di altezza sul livello dela mare, ed è circondato dal Monte Gabara, Monte Babbaurra e Monte Vassallaggi.

Il terriorio sancataldese è privo di corsi d'acqua di rilievo. Il principale fiume è il Salito, gli altri corsi d'acqua sono a regime e sono pieni solo in inverno. Tra questi ricordiamo il torrente Niscima.

L'abitato sancataldese si estende nell'altopiano tra Portella del Tauro e Monte Babbaurra.

Esso è ben collegato con gli altri Comuni per mezzo di strade provinciali e statali. Il centro urbano ha molte strade ed è diviso in due dal Corso Vittorio Emanuele e dal Corso Sicilia.

San Cataldo è un grosso centro agricolo in fase di industrializzazione, situato al centro della Sicilia, a circa 8 km. del capoluogo, Caltanissetta.

L'abitato si estende dalle alture di Monte Giorgibello e Pizzo Carano verso la vallata del torrente Niscima, che scorre nel territorio di Caltanissetta.
San Cataldo è attraversato da poche sorgenti di acque potabili e da abbondanti sorgenti sorfuree e salate, in quanto scaturiscono da rocce calcaree o gessose o da zone ricche di sale.
 corsi d'acqua che solcano il territorio, a causa della forte siccità, non sono perenni e hanno carattere torrentizio.
Il principale fiume è il Salito che attraversa il territorio sancataldese.
Esso è deliminato ad Ovest dai territori di Mussomeli e di Serradifalco e per la restante parte dal territorio di Caltanissetta. È collocato all'interno del comprensorio dell'Altipiano Solfifero Siciliano: un'antica area mineraria.
Il territorio di San Cataldo appare ricca di testimonianze di un passato fiorente e a ancora vecchie strutture, in ricordo del passato minerario del Comune. Infatti, l'economia sancataldese, in origine prevalentamente agricola, tra il XIX e i primissimi inizi XX secolo, ha avuto il momento d'oro delle attività estrattive con lo sfruttamento delle più antiche solfare fino alla più recente attività estrattiva di sali potassici.
Intorno al XIX secolo sono entrate in funzione le miniere di sali di potassio che ha agevolato lo sviluppo economico del paese.
Le miniere di zolfo hanno segnato la storia, l'economia, la cultura dell'altopiano gessoso-solfifero, costituendo una fonte di reddito importante per le famiglie, fino agli anni del dopoguerra.
San Cataldo divenne così uno dei centri minerali più importanti della Sicilia.
 
 
 
 
 
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La nuova attività incise profondamente sulle generazioni locali, infatti moltissimi contadini decisero di abbandonare i campi e di dedicarsi al lavoro dello zolfataio, anche se era un lavoro molto pesante e pericoloso.
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Per il trasporto dello zolfo venivano utilizzati i bambini, i cosiddetti "Carusi" che, con il loro esile corpo riuscivano a portare i carichi di zolfo sulle loro spalle dalle gallerie.
La gestione delle miniere rimasero sempre nelle mani dei feudatari. Ma ben presto una forte crisi del mercato e la concorrenza americana portarono al declino dell'attività solfifera, queste miniere vennero completamente abbandonate a favore della coltivazione della campagna.
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La città, oggi, ha un'economia prevalentemente basata sull'agricoltura e sulla piccola industria. In agricoltura prevale soprattutto la coltivazione di cereali, di olive, uva, frutta secca, mandorle e agrumeti.

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